Dana White ha minacciato di dare “un brutto momento” alla Strikeforce fino a quando non l’ha venduta all’UFC, secondo i documenti giudiziari trapelati
I fan delle MMA sono ben consapevoli delle voci persistenti che suggeriscono che il CEO dell’UFC Dana White abbia adottato una posizione assertiva nel suo tentativo di stabilire una posizione dominante nelle MMA e potenzialmente monopolizzare il settore.
Sono ora emersi documenti giudiziari trapelati che fanno luce su un momento cruciale nel panorama delle MMA, rivelando che Dana White ha minacciato di dare “un brutto momento” a Strikeforce finché non avessero accettato di vendere la loro promozione all’UFC. I documenti rafforzano questa nozione di vecchia data e apparentemente smascherano la posizione aggressiva dell’UFC nel garantire il proprio dominio.
Nel gennaio 2011, si è verificato uno sviluppo significativo nel mondo delle MMA quando il matchmaker dell’UFC Joe Silva ha diffuso un’e-mail che enfatizzava la pretesa dell’UFC di “possedere l’MMA”. Tuttavia, le classifiche di consenso dei combattenti di MMA nelle principali classi di peso dell’epoca rivelavano una storia diversa.
Strikeforce, una promozione concorrente, vantava una presenza notevole in queste classifiche, vantando combattenti di alto livello in varie divisioni. Ciò indicava che Strikeforce era un legittimo concorrente dell’UFC.
I documenti del tribunale hanno inoltre rivelato che nell’ottobre 2010 Dana White ha preso contatto con i proprietari di Strikeforce, informandoli dell’interesse di Lorenzo Fertitta ad acquisire la loro promozione. Successivamente, nel novembre 2010, i proprietari di Strikeforce si sono incontrati con i rappresentanti dell’UFC per esplorare la potenziale acquisizione.
In questo incontro, Lorenzo Fertitta ha espresso il chiaro desiderio di un unico marchio dominante nelle MMA, suggerendo che Strikeforce dovrebbe essere fuso con l’UFC, una mossa che alla fine eliminerebbe un concorrente significativo dal mercato. Scott Coker, il fondatore di Strikeforce, ha testimoniato che il piano di Fertitta era di “chiudere (Strikeforce) e portare tutti i combattenti nell’UFC”.
Quando i negoziati raggiunsero una fase di stallo, Dana White avrebbe lanciato una minaccia, promettendo di rendere la vita difficile alla Strikeforce e ai suoi combattenti se non avessero accettato l’acquisizione. Coker credeva che Strikeforce avesse il potenziale per diventare un concorrente più forte dell’UFC se non fosse stata venduta a Zuffa, la società madre dell’UFC.
Controlla i documenti trapelati di seguito:
La posizione assertiva di Dana White e i numeri fiorenti di Strikeforce
I documenti finanziari di Strikeforce hanno rivelato che la promozione ha raggiunto la redditività in molti dei suoi eventi nonostante abbia pagato un’alta percentuale delle entrate degli eventi ai suoi combattenti.
Ad esempio, nei mesi di novembre e dicembre del 2009, Strikeforce ha generato 2,97 milioni di dollari in entrate per gli eventi e ha pagato ai suoi combattenti 1,74 milioni di dollari, pari al 59% delle entrate dell’evento. Da gennaio a luglio 2011, Strikeforce ha guadagnato 13,8 milioni di dollari in entrate dagli eventi e ha pagato ai suoi combattenti 9,1 milioni di dollari, pari al 66% di tale importo, pur continuando a guadagnare un EBITDA positivo di 0,49 milioni di dollari.
Al contrario, i documenti hanno dimostrato che Bellator ha sostenuto costi sostanziali diversi dal risarcimento dei combattenti, compresi costi amministrativi e costi di produzione. Questi costi aggiuntivi hanno superato collettivamente le entrate totali di Bellator per diversi anni, dimostrando che il compenso dei combattenti non era l’unico fattore che impediva alla promozione di raggiungere la redditività.
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